Modifica di Riassunto studio sulla rappresentazione dei femminicidi

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La ricerca integrale è scaricabile a questo [https://www.academia.edu/23829725/L_alfabeto_della_violenza_Lo_spettacolo_Doppio_Taglio_e_le_rappresentazioni_del_femminicidio_nei_media_italiani_in_Gender_Sexuality_Italy_N_2_2015 link]
La ricerca integrale è scaricabile a questo [https://www.academia.edu/23829725/L_alfabeto_della_violenza_Lo_spettacolo_Doppio_Taglio_e_le_rappresentazioni_del_femminicidio_nei_media_italiani_in_Gender_Sexuality_Italy_N_2_2015 link]
http://www.gendersexualityitaly.com/lalfabeto-della-violenza-doppio-taglio/
DOI: https://doi.org/10.15781/73es-jd69






Una ricerca nata nel 2007 a cura di [https://unibo.academia.edu/cristinagamberi Cristina Gamberi] che poi è approdata in teatro nel 2014 con lo spettacolo ''Doppio Taglio''<ref>[https://www.raiplay.it/programmi/doppiotaglio-comeimediaraccontanolaviolenzasulledonne Lo spettacolo su RayPlay]</ref> mostra come l’immagine del femminicidio resti, ad oggi, convenzionale e indifferenziata: copioni cristallizzati rimandano irrimediabilmente alla gerarchizzazione e alla standardizzazione del ruolo tra uomo e donna. L’autrice afferma infatti che: <blockquote>“Sebbene negli ultimi anni il lavoro di giornaliste, attiviste, donne del mondo politico e della cultura e dei centri antiviolenza abbia contribuito a far entrare la violenza maschile contro le donne all’interno del dibattito pubblico, tuttavia continua a emergere una desolante quanto uniforme rappresentazione del femminicidio. […] Articoli, servizi televisivi, ma anche campagne di sensibilizzazione e discorsi pubblici, pur con le migliori intenzioni, attingono spesso a un repertorio comune”</blockquote>Lo spettacolo affronta la tematica della violenza di genere disvelando alcuni <u>meccanismi tossici attraverso i quali il racconto dei media può plasmare la nostra percezione</u> del fatto, <u>trasformando anche la più sincera condanna in un'arma, appunto, a “doppio taglio”</u>.  
Una ricerca nata nel 2007 a cura di [https://unibo.academia.edu/cristinagamberi Cristina Gamberi] che poi è approdata in teatro nel 2014 con lo spettacolo ''Doppio Taglio''<ref>[https://www.raiplay.it/programmi/doppiotaglio-comeimediaraccontanolaviolenzasulledonne Lo spettacolo su RayPlay]</ref> mostra come l’immagine del femminicidio resti, ad oggi, convenzionale e indifferenziata: copioni cristallizzati rimandano irrimediabilmente alla gerarchizzazione e alla standardizzazione del ruolo tra uomo e donna. L’autrice afferma infatti che: <blockquote>“Sebbene negli ultimi anni il lavoro di giornaliste, attiviste, donne del mondo politico e della cultura e dei centri antiviolenza abbia contribuito a far entrare la violenza maschile contro le donne all’interno del dibattito pubblico, tuttavia continua a emergere una desolante quanto uniforme rappresentazione del femminicidio. […] Articoli, servizi televisivi, ma anche campagne di sensibilizzazione e discorsi pubblici, pur con le migliori intenzioni, attingono spesso a un repertorio comune”</blockquote>Lo spettacolo affronta la tematica della violenza di genere disvelando alcuni <u>meccanismi tossici attraverso i quali il racconto dei media può plasmare la nostra percezione</u> del fatto, <u>trasformando anche la più sincera condanna in un'arma, appunto, a “doppio taglio”</u>.  
Il '''paradosso mediatico''' è questo: i corpi giovani e martoriati delle vittime contribuiscono a '''oggettificare''' la figura femminile, erotizzandola e sottomettendola alla figura dell’aggressore che, invece, rimane nell’ombra dando valore all’irrapresentabilità maschile, fatta eccezione per gli aggressori '''stranieri''', con chiare implicazioni xenofobe<ref>La '''xenofobia''' ("paura dello straniero"; composto da ξένος, ''xenos'', "straniero" e φόβος, ''phobos'', "paura")</ref>.
Il paradosso mediatico è questo: i corpi giovani e martoriati delle vittime contribuiscono a oggettificare la figura femminile, erotizzandola e sottomettendola alla figura dell’aggressore che, invece, rimane nell’ombra dando valore all’irrapresentabilità maschile, fatta eccezione per gli aggressori '''stranieri''', con chiare implicazioni xenofobe<ref>La '''xenofobia''' ("paura dello straniero"; composto da ξένος, ''xenos'', "straniero" e φόβος, ''phobos'', "paura")</ref>.


Altrettanto distorte sono le modalità comunicative con cui viene trasmesso il messaggio offrendo l’idea di un evento in ogni caso casuale, irrazionale e folle. Tutto questo, però, non combacia con quello che, invece, ci mostrano i dati statistici raccolti dai centri antiviolenza.
Altrettanto distorte sono le modalità comunicative con cui viene trasmesso il messaggio offrendo l’idea di un evento in ogni caso casuale, irrazionale e folle. Tutto questo, però, non combacia con quello che, invece, ci mostrano i dati statistici raccolti dai centri antiviolenza.
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=== Terzo atto ===
=== Terzo atto ===
Nel terzo atto l’autrice pone l’accento sulle <u>“vittime per bene e per male”</u>.
Nel terzo atto l’autrice pone l’accento sulle <u>“vittime per bene e per male”</u>.
Anche l’iconografia che rappresenta le vittime di violenza le rende figure stereotipate: donne giovani che si coprono il volto con le mani, nascoste in un angolo tra le mura domestiche. <blockquote>“Sbagliato” asserisce l’autrice “perché purtroppo le statistiche ci dicono che la violenza sulle donne è trasversale per età e ceto”.</blockquote>Questo ritratto della paura avrebbe mai il coraggio di denunciare?  
 
Nelle immagini compare una parte del corpo scoperta, sinonimo di violabilità del corpo femminile, ma soprattutto i capelli arruffati e scompigliati, segno di sessualità e trasgressione.
Anche l’iconografia che rappresenta le vittime di violenza le rende figure stereotipate: donne giovani che si coprono il volto con le mani, nascoste in un angolo tra le mura domestiche. “Sbagliato” asserisce l’autrice “perché purtroppo le statistiche ci dicono che la violenza sulle donne è trasversale per età e ceto”.
 
Questo ritratto della paura avrebbe mai il coraggio di denunciare?  
 
Nelle immagini compare una parte del corpo scoperta, sinonimo di violabilità del corpo femminile, ma soprattutto i capelli arruffati e scompigliati, segno di sessualità e trasgressione.  
 
Altro elemento inquietante è caratterizzato dalla prospettiva con cui l’osservatore guarda la donna, che è la stessa del carnefice. Come si fa, chiede l’autrice, a far uscire le donne dal ruolo di vittime se si continuano a rappresentare in questo modo? E ancora, chiede Cristina, : “perché si sceglie di denunciare la violenza con immagini che la esprimono?”.
Altro elemento inquietante è caratterizzato dalla prospettiva con cui l’osservatore guarda la donna, che è la stessa del carnefice. Come si fa, chiede l’autrice, a far uscire le donne dal ruolo di vittime se si continuano a rappresentare in questo modo? E ancora, chiede Cristina, : “perché si sceglie di denunciare la violenza con immagini che la esprimono?”.
[[File:Image5436456456745.png|nessuno|miniatura|856x856px|Immagine presa dallo studio]]
<blockquote>Per non parlare della <u>“glamourizzazione e estetizzazione”: una patina da copertina associata a donne martoriate ha un gusto macabro.</u></blockquote>
[[File:Image54364564567453.png|nessuno|riquadrato|Immagine presa dallo studio]]


Per non parlare della <u>“glamourizzazione e estetizzazione”: una patina da copertina associata a donne martoriate ha un gusto macabro.</u>


Irrapresentabilità del maschile
Ancora, altro dato iconografico da rilevare è l’assenza dell’aggressore, come se fosse un affare solo femminile che quindi deresponsabilizza l’uomo, tranne nei casi in cui si tratti di uno straniero, rinsaldando il legame tra criminalità e immigrazione.


Ancora, altro dato iconografico da rilevare è l’assenza dell’aggressore, come se fosse un affare solo femminile che quindi deresponsabilizza l’uomo, tranne nei casi in cui si tratti di uno straniero, rinsaldando il legame tra criminalità e immigrazione.
Emblematico è il caso di Hiina Saalem, uccisa dal padre: si condanna la religione oscurantista e misogina, idealizzando quindi la superiorità e la libertà occidentale in cui ci sono gli “uomini buoni”.
Emblematico è il caso di [https://g.co/kgs/6cd5qS Hiina Saalem], uccisa dal padre: si condanna la religione oscurantista e misogina, <u>idealizzando quindi la superiorità e la libertà occidentale in cui ci sono gli “uomini buoni”</u>.
[[File:Image5436456456746.png|nessuno|miniatura|668x668px]]
=== Quarto atto ===
=== Quarto atto ===
Nel quarto atto l’autrice analizza la campagna di sensibilizzazione realizzata da una studentessa di Bologna, Sharie Lein Sangue, in cui, forse per la prima volta, viene rappresentato un uomo, con un volto, che sferra un pugno verso chi lo sta guardando mettendo finalmente l’osservatore nei panni della vittima.
Nel quarto atto l’autrice analizza la campagna di sensibilizzazione realizzata da una studentessa di Bologna, Sharie Lein Sangue, in cui, forse per la prima volta, viene rappresentato un uomo, con un volto, che sferra un pugno verso chi lo sta guardando mettendo finalmente l’osservatore nei panni della vittima.  
 
Sull’immagine compare, una domanda: “è lui il tuo principe azzurro?” proprio con i toni del blu. Questa domanda invita a riflettere, e non solo su relazioni passeggere, ma anche e soprattutto sui rapporti tra marito e moglie e tra colleghi di lavoro, con un velo di sarcasmo.  
Sull’immagine compare, una domanda: “è lui il tuo principe azzurro?” proprio con i toni del blu. Questa domanda invita a riflettere, e non solo su relazioni passeggere, ma anche e soprattutto sui rapporti tra marito e moglie e tra colleghi di lavoro, con un velo di sarcasmo.  
[[File:Imagedsfewrt.png|nessuno|miniatura]]




== Note                                                                                                        ==
 
 
                                                                                                       
<references />
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[[Categoria:Femminicidi]]
[[Categoria:Violenza]]
[[Categoria:Mass Media]]
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