Bozza storia di progressismo e fastidio

Da Tematiche di genere.
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Nel mondo progressista va da tempo diffondendosi l’idea secondo cui la non-aderenza totale a un insieme di dogmi corrisponderebbe a un rifiuto dei principi su cui di basa un determinato movimento.

Ho usato volutamente il termine dogmi, attenente alla sfera religiosa, perché il parallelismo mi ha colpito fin dall’inizio in modo fortissimo: è nelle religioni che bisogna accettare le rivelazioni così come sono, in quanto provenienti da Dio e, quindi, perfette. Non farlo significa rifiutare la divinità; essere, insomma, la peggiore delle persone.

Il risultato è che anche chi condivide i principi di base può vedersi respinto qualora non condivida l’intera dottrina ed essere addirittura paragonato a chi rifiuta esplicitamente i principi progressisti.


Alcuni esempi:

  • Una persona contraria al lavoro sessuale può essere tacciata di misoginia
  • Una persona dubbiosa riguardo al sottoporre persone molto giovani a procedure di riassegnazione di genere invasive e irreversibili può essere tacciata di transfobia.
  • Una persona che non si ritiene responsabile per le violenze commesse da individui con cui condivide il genere, l’etnia, la nazionalità o altre caratteristiche identitarie può essere definita in tutta una serie di modi (colonialista, apologeta della violenza di genere, razzista ecc).

Da notare come queste persone potrebbero benissimo covare davvero le idee di cui sono accusate; ma essere critici su determinati modi di perseguire un’istanza non significa necessariamente odiare tutto il resto di ciò che una data causa rappresenta.


Questo comportamento ha, naturalmente, delle conseguenze a livello politico e culturale.

Chi si vede respinto, spesso in modo verbalmente violento, e accusato di essere una persona orribile, difficilmente proverà simpatia per chi l’ha trattato in questo modo.

Tale sentimento può concretizzarsi in vari comportamenti, tutti deleteri per le cause progressiste.

Ad esempio, una persona che si sente dare della “merda eterocis” difficilmente, se consultata per un sondaggio, si esprimerà a favore dell’adozione da parte di coppie omosessuali o dei diritti delle persone trans.

Allo stesso modo, chi si sente dare del misogino perché non condivide determinati aspetti della causa femminista potrebbe diffidare dei partiti che sostengono tale causa e preferire, ad esempio, chi non ha mai detto che “tutti gli uomini pensano come pensa un femminicida” (e magari promettono anche di abbassare le accise sulla benzina).


Se l’obiettivo è convincere gli altri della bontà delle proprie idee, bisogna essere pronti a rispettare l’autodeterminazione altrui e a non accusare chicchessia di essere ignorante o ostile solo perché, su alcuni punti, le sue idee differiscono dalle nostre. Fare altrimenti, semplicemente, non funziona, perché è molto improbabile che qualcuno cambi idea solo perché uno sconosciuto lo ha preso a male parole.

Se invece l’obiettivo è fare dell’ostracismo e del ricatto morale un’arma per creare e mantenere un’uniformità delle idee, e se tale purezza ideologica è più importante di ciò che quelle idee dovrebbero rappresentare, beh, questo è qualcosa con cui non voglio avere nulla a che fare.