Riflessioni su due tipi di società

Da Tematiche di genere.
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Note: è difficile da classificare. L'episodio in sé è un eccesso di legittima difesa (ma è fastidioso anche per svariati altri motivi). Qui mi concentro solo su questo aspetto. Andrebbero però esplorati i link.

Confronto con una Amica sul Caso di Parma[modifica | modifica sorgente]

Episodio di esempio: eccesso di legittima difesa?

Perché il comportamento di questa ragazza mi disturba così profondamente?[modifica | modifica sorgente]

Ho trascorso molto tempo a riflettere sul motivo per cui il comportamento di questa ragazza mi disturba così profondamente. Voglio sottolinearlo perché si dice spesso che noi, gli uomini, manchiamo di empatia verso le donne. Ma io credo invece che la mancanza di dialogo sia da ambo le parti.

[qui vorrei dare un titolo che spieghi come vediamo le cose per ciò che siamo, non per ciò che sono => come le nostre ferite ci plasmano][modifica | modifica sorgente]

Per me, esiste un notevole divario tra come tu e io percepiamo la protagonista di questa vicenda. Sembra che tu la veda come una ragazza dolce e sensibile, costretta a "educare" un ragazzo esponendolo su TikTok per difendersi da una minaccia. Io, invece, vedo una persona che ha deciso di reagire in un modo che ritengo problematico.

Qui vorrei parlare di prospettive[modifica | modifica sorgente]

Non sto dicendo che lei non abbia diritto a difendersi, ma il modo in cui ha scelto di farlo solleva dei problemi. Ha scelto di esporre pubblicamente una persona, con l'intenzione di umiliarlo o, nella peggiore delle ipotesi, di aumentare la sua visibilità a sue spese. Questo, a mio avviso, è più grave di quanto ha fatto lui.

Inoltre, l'affermazione della ragazza secondo cui l'esposizione pubblica è l'unico modo per educare e fare giustizia è problematica. Non tutte le ingiustizie richiedono una risposta drastica, e non dovremmo considerare ogni episodio di comportamento scorretto come una catastrofe. In alcuni casi, dovremmo cercare di normalizzare le situazioni, piuttosto che catastrofizzarle.

Chiedo, tu hai mai subito del bullismo? Se sì, capirai che ci sono modi più costruttivi di affrontare queste situazioni. Questa è la mia preoccupazione, e il motivo per cui ho dedicato così tanto tempo a riflettere su questo. Non si tratta di una mancanza di empatia, ma di un desiderio di comprendere la situazione in modo completo, senza lasciarmi guidare da pregiudizi o interpretazioni superficiali.

La mia esperienza con il bullismo[modifica | modifica sorgente]

La sofferenza e le sue conseguenze[modifica | modifica sorgente]

Sono stato personalmente vittima di bullismo da ragazzo, una realtà che posso confermare quanto sia grave. Durante quella fase della mia vita, il sentimento di ira nei confronti dei miei aggressori era palpabile, accentuato da una sensazione di ingiustizia dovuta all'insufficienza delle leggi in materia di riparazione.

Ho letto un articolo di uno psicologo che sottolineava come gli effetti psicologici del bullismo possano essere paragonabili, se non peggiori, rispetto all'abuso infantile. Questa rivelazione ha sollevato in me una profonda riflessione sulle cicatrici emotive che il bullismo può lasciare.

L'importanza di un supporto psicologico[modifica | modifica sorgente]

Guardando indietro, mi rendo conto che gran parte del danno provocato dal bullismo è stato amplificato dall'assenza di supporto psicologico adeguato. Questa constatazione mi ha portato a capire l'importanza di fornire un adeguato sostegno psicologico alle vittime, più che concentrarsi unicamente sulla punizione dei bulli.

E' stata la psicoterapia infatti, molti anni dopo e scoperta solo per caso, a darmi la forza di vedere i miei bulli per quello che erano veramente: dei ragazzi immaturi. Ha giocato un ruolo fondamentale nel mio percorso di guarigione, aiutandomi a riconoscere e ad affrontare le mie ferite emotive.

Un Breve Periodo come Bullo e le Riflessioni Successive[modifica | modifica sorgente]

Inoltre, desidero aggiungere che, paradossalmente, anche io per un breve periodo ho agito come "bullo" verso un altro ragazzo. Questa esperienza ha rivelato un lato sorprendentemente complesso e paradossale del bullismo: mi ha fatto capire che a volte le vittime possono sviluppare scarsa empatia verso i "carnefici". Questa è la prospettiva da cui oggi guardo a queste questioni: ciò che serve è affrontare le cause profonde di queste dinamiche, non limitarci a sanzionare le loro manifestazioni.

Morale[modifica | modifica sorgente]

La comprensione del trauma emotivo nel bullismo[modifica | modifica sorgente]

La tua esperienza con il bullismo mette in luce la tendenza umana a cercare un nemico esterno da colpevolizzare per le nostre ferite emotive. Queste ferite sono sempre causate da una fonte malevola esterna o potrebbero essere il prodotto di un trauma emotivo interno non risolto che è stato trascurato per troppo tempo?

La punizione non è l'unico approccio[modifica | modifica sorgente]

Vorrei portare alla luce un argomento importante: la nostra risposta al bullismo non dovrebbe focalizzarsi esclusivamente sulla punizione dei colpevoli. Una risposta punitiva può essere a volte controproducente e anti-etica, soprattutto se consideriamo che la sofferenza potrebbe essere più radicata in un trauma interiore non risolto piuttosto che nella diretta azione dell'aggressore.

La trasformazione delle vittime in carnefici[modifica | modifica sorgente]

Nelle intricate dinamiche del bullismo, talvolta le vittime possono trasformarsi a loro volta in carnefici. Questo fenomeno si manifesta in diverse forme e contesti, e un esempio emblematico proviene dalla mia esperienza personale alle medie. Fra i vari coetanei che mi tormentavano, c'era un ragazzo, figlio di un pastore, che spesso prendevo in giro a mia volta. Ero diventato parte di un circolo velenoso di prese in giro, alimentate da una sorta di sfogo per le mie stesse sofferenze.

Questo ciclo si interruppe un giorno quando, a seguito di un'infelice coincidenza, la nostra insegnante disse qualcosa che, involontariamente, toccava la vita personale del ragazzo. La frase esatta si è persa nel tempo, ma era un'espressione comune del tipo "non fare la pecora" rivolta proprio a lui. Il contesto e l'ironia involontaria scatenarono l'ilarità generale, ma il ragazzo scoppiò a piangere.

Questo incidente mi ha profondamente scosso, portandomi a riflettere sull'importanza di gestire adeguatamente le nostre emozioni. Mi ha reso consapevole della possibilità di ripetere gli stessi comportamenti nocivi che avevo sperimentato, una prospettiva che ho trovato sconvolgente. Questo episodio ha quindi rafforzato la mia convinzione che occorre affrontare le cause profonde di queste dinamiche, invece di limitarsi a sanzionare i comportamenti superficiali.


Dobbiamo resistere alla tentazione di etichettare automaticamente ciò che ci causa sofferenza come "cattivo" o "sbagliato". Inviti a un esame più profondo, considerando che le nostre sofferenze possono essere influenzate da una moltitudine di fattori, tra cui i nostri personali errori e una potenziale mancanza di risorse per affrontare adeguatamente le difficoltà.